Le relazioni sociali sono molto importanti per chi è affetto da una malattia cronica. Uno studio recente riguardante i pazienti con neoplasie mieloproliferative croniche e leucemia mieloide cronica mostra quanto le emozioni e la capacità (di medico e paziente) di stabilire una buona comunicazione siano utili ai fini del miglioramento della qualità della vita di queste persone.
La ricerca, basata sulla raccolta di una serie di dati (anche attraverso l’ausilio di strumenti particolari, come l’elettroencefalografo a cinquantadue canali) si è concentrata, in particolar modo, sull’analisi dei rapporti che si instaurano tra medici e pazienti, tra questi ultimi e i loro amici e familiari.
La guida, dal titolo Connessioni di vita, è il frutto dello studio condotto dal centro di ricerca Behavior and Brain Lab dell’Università Iulm di Milano. A promuovere la sua diffusione anche l’Associazione Pazienti con Malattie Mieloproliferative.
Come è possibile costruire relazioni di qualità? Lo spiega la Guida, soffermandosi sul potenziale comunicativo dei gesti, delle parole giuste da scegliere nelle interazioni con i pazienti, della capacità empatica delle persone che sono vicine a chi deve, ogni giorno, gestire i sintomi di una malattia cronica. Il decalogo si concentra sulla fiducia nella scienza che è necessario avere per affrontare una malattia, sul ruolo essenziale della semplicità nelle relazioni e sulla capacità del paziente di riconquistare la propria quotidianità, aiutato dai suggerimenti, non dalle imposizioni. Le parole sono importanti, perché un termine scelto con poca attenzione può compromettere la comunicazione; a volte può non essere semplicissimo risolvere i problemi che nascono da una cattiva comunicazione.
Il paziente deve, inoltre, sentirsi stimato e compreso. Deve, infine, cercare di aprirsi il più possibile al futuro, soprattutto quando la sofferenza emotiva diventa di difficile gestione. Sono questi, in sintesi, i suggerimenti che la Guida prodotta dall’Università IULM di Milano offre ai pazienti ematologici cronici. I ‘consigli’ sono indirizzati ai portatori di specifiche patologie, ma possono tranquillamente essere estesi a tutti (pazienti, medici, familiari e amici, qualunque sia la malattia in questione).
La cura dell’interazione con i pazienti e con i medici è parte fondamentale del lavoro svolto dai volontari dell’AIL di Taranto, in particolar modo da coloro i quali seguono i pazienti ematologici a domicilio. Un impegno importante che la buona comunicazione trasforma in cura ulteriore. Le terapie farmacologiche salvano la vita; lo fanno anche l’ascolto, la capacità di entrare in empatia con il paziente e l’atteggiamento di positività che ciascuna persona in cura dovrebbe cercare di guadagnare, con l’aiuto degli altri.