In aumento gli inquinanti che favoriscono le malattie onco-ematologiche

Nel corso degli anni si è allungata la lista degli elementi chimici finiti, in qualche modo, sul banco degli imputati. Tali elementi inciderebbero in modo significativo sulla salute dell’uomo, a determinati livelli di esposizione (esattamente quel tipo di esposizione che riguarda noi tutti, in particolar modo i residenti in aree ad alta concentrazione industriale o nelle grandi città. Siti dove evidentemente le emissioni inquinanti, dovute anche al traffico veicolare giornaliero, sono più pericolose).

Come scriviamo spesso, è la dose che fa il veleno. Alte concentrazioni di diossina, la presenza nell’aria delle polveri sottili e di sostanze di ogni genere non possono che nuocere alla salute. Non è una novità. Il dato su cui riflettere sta invece nella grande varietà di particelle o sostanze che possono creare problemi di salute pubblica. 

Lo ha sottolineato Adriano Venditti, direttore dell’Uoc di Ematologia Fondazione Policlinico Tor Vergata, durante il suo intervento al terzo convegno Curare è prendersi cura, dal titolo ‘Impatto ambientale e rischio sanitario’, organizzato dall’Ail (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma). Venditti ha richiamato l’attenzione anche sull’urgenza di un cambiamento di prospettiva, rispetto alle strategie di diagnosi e alla cura delle malattie ematologiche. 

Il paziente è un attore fondamentale nell’interazione con i sanitari, non solo perché va curato, ma anche perché va ascoltato e correttamente informato sulle ultime novità della ricerca scientifica, sulle nuove tecniche diagnostiche e sulle terapie disponibili per le diverse patologie. In questo modo, il paziente diviene consapevole del percorso che dovrà affrontare e, al tempo stesso, è parte attiva di quel percorso. Lo dimostra anche il convegno AIL, aperto alle associazioni di pazienti. 

Tra i fattori maggiormente responsabili delle leucemie, in particolare delle forme acute, possiamo citare le radiazioni ionizzanti, l’esposizione al benzene, il contatto prolungato e costante con la formaldeide, con la diossina, eccetera. Venditti sottolinea che a differenza di quel che accade nell’ambito ematologico, dove si sono già raccolte moltissime evidenze, per quel che riguarda le malattie autoimmuni, l’obesità e altre condizioni patologiche si resta, per il momento, in una zona grigia. 

Occorre che si approntino modelli statistici appropriati ai cambiamenti dei contesti e metodi di rilevazione sempre più sofisticati, ha dichiarato Venditti. Se la scienza e la medicina devono collaborare con altri ambiti, è necessario che si mettano a punto nuovi strumenti di lavoro e nuove strategie.

Con riferimento al benzene, possiamo affermare che esso sia praticamente ovunque. Contribuiscono a diffondere la sostanza chimica organica le attività umane, in particolare quelle industriali, i gas di scarico delle automobili e gli eventi naturali (per es. gli incendi). Può inquinare l’acqua attraverso gli scarichi illegali. Anche il fumo di sigaretta contribuisce a incrementare i livelli di benzene nell’aria. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro lo ha classificato come sostanza che sicuramente causa il cancro nell’uomo. Attenzione questa categorizzazione non deve spaventare, sono diversi i fattori che concorrono alla genesi delle cellule tumorali.

Certamente fare prevenzione significa ridurre il più possibile il numero di questi fattori, ma i dati diffusi mostrano purtroppo il contrario, cioè un loro incremento. I dati fanno emergere le relazioni strette esistenti tra ambiente e malattie onco-ematologiche. Su questo nesso è importante lavorare, perché in futuro si possa abbassare il numero delle diagnosi e quindi dei decessi. Sosteniamo l’AIL, sosterremo la costruzione di un futuro migliore.

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