La ricerca fa guadagnare milioni di anni di vita. Cifre confermate da uno studio

Le associazioni no profit e le università offrono un contributo fondamentale alla ricerca scientifica. Senza i loro investimenti e il loro impegno attivo, tanti dei risultati ottenuti nelle corsie degli ospedali e nelle case dei pazienti (non solo quelli onco-ematologici), non sarebbero mai stati raggiunti. 

Lo si sente spesso dire ai conduttori dei talk televisivi o delle trasmissioni d’approfondimento, a carattere medico; lo scriviamo sempre anche noi dell’AIL di Taranto, perché oggettivamente quei risultati si vedono e si toccano ogni giorno. Sono i volti, tantissimi, delle persone guarite. Le mani di chi ancora lotta, sapendo di avere la possibilità di superare la malattia. 

Adesso, però, arriva anche una conferma matematica di quanto sappiamo a proposito della ricerca scientifica e del lavoro di enti, fondazioni e università. Il Journal of Clinical Oncology ha pubblicato sul tema uno studio avviato proprio con l’obiettivo di misurare i vantaggi che il sostegno al lavoro dei ricercatori offre, in termini numerici. 

È stato valutato l’impatto sui pazienti degli USA di 162 studi di fase tre del National Cancer Institute. Le conclusioni vanno anche oltre le aspettative. Almeno di chi, come noi, legge i risultati di questo studio. Dal 1980 fino ad oggi i 162 studi hanno fatto guadagnare oltre quattordici milioni di anni di vita. Ciò è costato 326 dollari per ciascun anno in più fatto guadagnare al paziente. 

Dal National Cancer Institute fanno sapere che con le ricerche in programma nei prossimi venticinque anni e con quelle già in corso si punta ancora più in alto; si cerca di dimezzare i decessi per cause oncologiche entro 25 anni. Naturalmente non solo il lavoro delle associazioni e dei campus è fondamentale, ma anche l’investimento in termini di tempo e speranza che chi si sottopone ai trial clinici fa. I pazienti che accettano, per esempio, cure sperimentali lo fanno cercando di trovare una soluzione al loro problema oncologico, ematologico o di altro genere. Queste persone sono certamente nutrite da quella speranza, ma rendono un servizio all’umanità intera. Partecipano ai programmi, agli studi clinici consapevoli che la loro sopravvivenza dipende da quegli studi e sono consci del fatto che hanno prestato sé stessi per una causa più alta: il benessere degli altri.

Quando doniamo il nostro contributo all’AIL, pensiamo a tutto questo. Pensiamo a quei numeri. Gli anni di vita che si guadagnano sono davvero tantissimi. Molti in più rispetto a quelli indicati nello studio citato. Ognuno di noi può dare il proprio contributo alla vita. Fare quindi qualcosa di grande. Doniamo il 5X1000 all’AIL (Codice Fiscale 80102390582). 

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