Convegno Ail, la tossicità finanziaria tra gli argomenti

Negli ultimi due anni è cresciuto il volume delle attività del terzo settore. Il ruolo delle associazioni che operano in questo ambito è stato ulteriormente messo in luce dalla pandemia. I dati di un recente studio del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) lo testimoniano: il no-profit impegna oltre 350 mila soggetti, tra fondazioni, associazioni e cooperative sociali. Rispetto a 10 anni si è registrato un aumento di tali istituzioni pari al 25%.

Un italiano su cinque si dedica ad attività in favore degli altri. Gli operatori del settore sono 900 mila circa, più 4 milioni di volontari sparsi su tutto il territorio nazionale. Siamo insomma un Paese a forte vocazione solidale.

“Il vasto mondo del terzo settore e più in generale del privato sociale rappresenta una risorsa di enorme valore per il Paese e la sua economia, come abbiamo avuto modo di sperimentare durante l’emergenza sanitaria e, in particolare, nei mesi difficili del lockdown, e porta un contributo determinante all’occupazione sia in termini quantitativi che qualitativi”, ha dichiarato qualche tempo fa Tiziano Treu, giuslavorista ed ex ministro del Lavoro.

Sul ruolo del volontariato e sull’importanza delle attività del terzo settore in ambito sanitario verte il convegno “Curare è prendersi cura. La missione di Ail per una sanità a misura d’uomo”, in programma nei giorni 1 e 2 ottobre, presso il Salone d’Onore del CONI, a Roma.

Durante la pandemia (non ancora terminata) le associazioni come l’AIL, fondate sul volontariato, hanno cooperato con le strutture sanitarie e con i medici. Senza questa collaborazione il bilancio delle vittime Covid-19 sarebbe sicuramente più alto, ancora più catastrofiche le ripercussioni sociali ed economiche della diffusione del virus. Molti i servizi erogati dal Terzo Settore in favore delle famiglie che spesso si sono ritrovate a dover gestire situazioni per le quali l’assistenza medica e psicologica era necessaria. Assistenza che le Asl locali non riuscivano a garantire a tutti.

La due giorni Ail sarà anche l’occasione per fare il punto sulle terapie attualmente somministrate ai pazienti ematologici, sulle nuove scoperte della scienza riguardanti le patologie del sangue. Sarà inoltre favorito il confronto tra i più importanti ematologi italiani, tra questi ultimi e i volontari (che intercettano gli altri bisogni dei pazienti, non solo quelli di carattere medico), tra i rappresentanti delle varie sezioni Ail presenti sul territorio, tra gli psicologi e tutte quelle figure impegnate nella ricerca di modalità e strumenti che possano garantire al paziente una migliore qualità della vita.

Infine, tra gli altri argomenti, uno spazio particolare sarà dedicato anche al tema (correlato ai precedenti), relativo alla capacità dell’Ail di modificare e migliorare la cosiddetta situazione di tossicità finanziaria, con la quale spesso i pazienti, soprattutto quelli che si aggravano o sperimentano delle recidive, sono costretti a confrontarsi. Il problema vero, cioè la malattia, viene complicato dalla perdita di capacità economica delle famiglie dei pazienti. In altre parole, i pazienti e i loro congiunti si impoveriscono per far fronte alle cure.

Stop alla nausea durante le terapie

Alimentarsi correttamente è il primo passo verso la guarigione. Una dieta equilibrata è indispensabile anche per prevenire le malattie onco-ematologiche. Esiste una mole di studi che testimonia quanto ciò sia vero.

La ricerca e l’esperienza sul campo confermano che il normopeso è una condizione in grado di prevenire il cancro. Per valutare il proprio peso (ovvero l’indice di massa corporea) si può ricorrere facilmente all’uso di software e siti presenti sul web. Anche la circonferenza vita rappresenta un indice da tenere d’occhio, per valutare l’eventuale eccesso di tessuto adiposo nell’organismo. Valori pari o superiori a 80 cm nella donna e 94 negli uomini possono predisporre a un maggiore rischio di sviluppare malattie cardiache, metaboliche e tumori.

Attraverso il blog abbiamo sottolineato spesso il ruolo dell’attività fisica regolare nell’allontanare i rischi legati all’insorgenza di certe malattie. Anche camminare mezz’ora al giorno rappresenta un buon allenamento. Limitare il consumo di carne rossa e di zuccheri semplici è un’altra raccomandazione da seguire.

A proposito di zuccheri, nel caso in cui si stiano seguendo delle terapie onco-ematologiche, evitare di consumare bevande zuccherate e assumere molte fibre, così come altre sostanze può aiutare a prevenire o a combattere gli effetti collaterali delle terapie.

Molti sperimentano una forte sensazione di nausea durante le cure. Per ridurla può essere utile consumare dello zenzero, magari in abbinamento alle mandorle. Zenzero fresco in piccole fettine, se si riesce a mangiarlo, oppure disidratato e non zuccherato. Volendo si possono acquistare estratti di zenzero, da abbinare alla frutta secca. Quest’ultima (in particolare il suo grasso) serve a bilanciare la presenza degli zuccheri.

Per contrastare la nausea può essere molto utile anche frazionare i pasti principali in spuntini. Mangiare quindi spesso, lasciando inalterate le quantità totali di cibo ingerito, salvo diversa indicazione del medico. Bere acqua non ingollandola, ma sorseggiandola è un altro accorgimento da seguire. Evitare infine i cibi conservati, a meno che i contenitori non siano in vetro; spesso la latta può alterare il gusto, in qualche caso già compromesso dalle terapie.

Anche le bevande alcoliche e il sale vanno consumati con moderazione, a scopo preventivo rispetto alle malattie precedentemente citate. A proposito, la prevenzione riguarda tutti, anche chi ha già superato una malattia tumorale.

AIL è sempre al fianco dei pazienti ematologici, anche attraverso l’informazione. Essere informati è fondamentale per allontanare, per quanto possibile, il rischio di sviluppare determinate patologie e per avvicinarsi alle cure consapevolmente, in caso di malattia diagnosticata. 

Giornata mondiale linfoma, le nuove cure

Il linfoma è una delle più diffuse malattie del sangue. Le tipologie di linfoma sono almeno 30 e sono state convenzionalmente suddivise in Linfomi di Hodgkin (il medico che nella prima metà del 1800 introdusse il termine) e non Hodgkin. In occasione della Giornata mondiale dedicata a questa patologia (tenutasi lo scorso 15 settembre) sono stati comunicati anche i dati statistici aggiornati sulla sua diffusione, non soltanto in Italia.

Si calcola che ogni anno questa categoria di tumori colpisca circa 735 mila persone. Nel corso del 2020, nel nostro Paese, sono state registrate oltre 15 mila nuove diagnosi di linfoma, delle quali poco più di duemila sono ascrivibili alla sfera definita “di Hodgkin”. Questi ultimi presentano un tasso di sopravvivenza a cinque anni più alto rispetto all’altra forma.

Nel caso dei linfomi, come nella maggior parte delle malattie, la diagnosi precoce è fondamentale per classificare il tumore e mettere il paziente nella condizione di ricevere le cure più efficaci. La patologia ha origine nel sistema linfatico, ovvero negli elementi responsabili della difesa dell’organismo. Quando i linfociti (fondamentali per il sistema immunitario, perché in grado di produrre e modificare gli anticorpi) proliferano in maniera incontrollata si genera questa malattia del sangue che, come già visto, può assumere diverse forme.

È recente la notizia di nuove terapie disponibili per il linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl). La Commissione europea ha concesso l’autorizzazione alla commercializzazione (condizionata) di un nuovo trattamento destinato agli adulti affetti da questa patologia. Il nuovo strumento di cura sarebbe riservato ai pazienti refrattari o recidivanti che non possono sottoporsi a trapianto autologo di cellule staminali. La decisione della Commissione europea riguarda l’uso combinato di tafasitamab e lenalidomide, seguito dalla somministrazione del primo farmaco in monoterapia. Anche l’Agenzia Europea per i farmaci si era precedentemente espressa positivamente su questa opzione terapeutica.

Ogni anno in Europa vengono diagnosticati circa 16mila nuovi casi di Dlbcl. È un tumore del sangue non Hodgkin che presenta masse di cellule B maligne in rapida crescita nei linfonodi, nella milza, nel fegato, nel midollo osseo o in altri organi. Si tratta di una patologia particolarmente aggressiva, per la cura della quale la ricerca scientifica investe molte risorse. E i risultati cominciano a essere molto incoraggianti, soprattutto per i pazienti con recidive. Sostenendo l’Ail si contribuisce ad alimentare il lavoro dei ricercatori, si contribuisce a far crescere la percentuale delle guarigioni.