Nuovi modelli organizzativi per favorire le cure

Ogni anno, in Italia, 15 persone su 100.000 si ammalano di leucemia, con un’incidenza diversa rispetto al genere d’appartenenza. Si stimano quindi 5300 nuovi casi tra gli uomini e poco meno di 3900 tra le donne. Le leucemie più comuni sono la linfoblastica acuta, la linfocitica cronica, la mieloide acuta e la mieloide cronica. Altre tipologie di leucemia sono più rare.

L’aumento, nel tempo, dei casi e lo sviluppo di terapie sempre più specifiche determinano nuove esigenze, come quella di avere una rete di centri di riferimento con strutture periferiche che possano far fronte ai bisogni dei pazienti, quale che sia la città nella quale risiedono.

I medici sono concordi: soprattutto per alcune malattie del sangue è necessario mettere a disposizione dei pazienti un modello organizzativo nuovo.

La leucemia mieloide acuta, per esempio, colpisce ogni anno circa 2000 persone. Come ha sottolineato Giovanni Martinelli, direttore scientifico dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei tumori Dino Amadori, questa particolare patologia si presenta nella maggior parte dei casi in modo subdolo. Si tratta di una malattia rara, per la quale occorre individuare sin da subito il percorso di cura. In questo contesto diventa fondamentale avere strumenti diagnostici e professionalità (medici esperti nelle singole patologie) che individuino subito la malattia, mettendo il paziente nelle condizioni di ricevere quanto prima i trattamenti. L’importante è che non ci siano distinzioni territoriali, che le cure siano possibili sia nei centri dedicati che nelle strutture periferiche (almeno rispetto a tali centri).

Una rete attiva su tutto il territorio nazionale è quel che ci vuole. L’argomento è al centro di diversi convegni di recente organizzazione. Su questo blog si è già fatto riferimento alla rete LabNet, per i pazienti affetti da leucemia mieloide cronica. Una rete, appunto, che sia in grado di prendere in carico le persone colpite da questo genere di leucemia, ovunque si trovino, senza costringerle a estenuanti e ripetute trasferte.

Un progetto del genere ha bisogno di tempo, ma soprattutto fondi, per realizzarsi. Ciascuno può dare il proprio contributo, nelle forme che ritiene opportune. Sostenere l’AIL significa anche promuovere un modello organizzativo più efficiente. Promuovere la possibilità di avere medici specializzati nelle diverse malattie del sangue in un numero sempre maggiore di strutture ospedaliere.

Essere accanto a un paziente ematologico significa anche aiutarlo a curarsi nella propria città. A Taranto la Sezione provinciale AIL si prende cura delle persone colpite da leucemia, assistendole a domicilio, alleggerendo, al contempo, il lavoro della struttura ospedaliera. Doniamo all’AIL, saremo accanto ai pazienti, alimenteremo la ricerca scientifica e contribuiremo a favorire modelli organizzativi più efficienti.

In occasione della dichiarazione dei redditi, doniamo il 5X1000 all’AIL. Il codice fiscale da inserire nell’apposito spazio del 730 o Modello Unico è il seguente: 80102390582. Grazie!

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