I vaccini più adatti ai pazienti ematologici

Sono tanti gli interrogativi che i pazienti ematologici si pongono rispetto al nuovo coronavirus, alla possibilità di ammalarsi sviluppando le complicanze della Covid e all’opportunità di sottoporsi al vaccino.

Il convegno SIE-GIMEMA, tenutosi on line a fine aprile, ha cercato di fare chiarezza sulle relazioni esistenti tra neoplasie e Covid-19. Tra i tanti argomenti affrontati, un’attenzione particolare è stata dedicata alla vaccinazione anti Covid nei pazienti ematologici.

L’intervento del dottor Corrado Girmenia, dirigente medico presso il Policlinico Umberto I di Roma, ha sottolineato l’importanza dei vaccini, anche nel caso delle persone affette da una malattia del sangue. “Ad oggi – ha dichiarato Girmenia – non sono noti gli effetti collaterali dei vaccini anti-COVID-19 nei pazienti ematologici, ma si pensa che gli effetti collaterali a breve termine possano essere differenti da quelli della popolazione generale. Nonostante ciò, rimane una priorità vaccinare questa tipologia di pazienti in quanto soggetti fragili e vulnerabili”.

I farmaci studiati per prevenire lo sviluppo della Covid, soprattutto nelle sue forme più severe, non sono ovviamente tutti uguali, anche se l’obiettivo è comune. Alcuni vaccini sono più adatti di altri per determinate tipologie di persone. Questo principio vale ancor più nel caso dei malati ematologici.

Ciò non deve impensierire; il paziente ematologico è seguito da uno specialista o da un’equipe multidisciplinare. Sono loro a stabilire quale tipologia di vaccino somministrare, in base alle caratteristiche del paziente. È fondamentale, in queste circostanze, affidarsi ai medici.

Durante il convegno SIE-GIMEMA, le comunicazioni in merito al tema sono state più che trasparenti. Per i pazienti immunodepressi, i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) sono quelli generalmente più indicati. Da considerare, quindi, la scelta principale, in condizioni di disponibilità. Soprattutto per le persone sotto i sessant’anni.

Riportiamo ancora una volta le parole del dottor Girmenia, così come pubblicate sul sito della Fondazione GIMEMA: “Per i pazienti con pregressa trombosi o che effettuano trattamenti trombotici non vi è alcuna raccomandazione su quale vaccino utilizzare. Al contrario, ai pazienti che si sottopongono a trattamenti con farmaci che hanno azione specifica verso i linfociti B, si raccomanda di rinviare la vaccinazione dopo sei mesi dalla sospensione della terapia, per una maggiore efficacia vaccinale”.

Gli studi sulla Covid sono tanti e molti altri ne verranno avviati, per fare luce su tutti gli aspetti che la riguardano, specialmente in relazione ad altre patologie. Attualmente, l’indicazione che anche l’AIL offre è chiara: soltanto la campagna vaccinale, unitamente a comportamenti responsabili, può consentirci di uscire dall’emergenza sanitaria. Per i pazienti ematologici è fondamentale non interrompere le terapie in corso e vaccinarsi, seguendo le indicazioni dei medici.

Per tutti noi, l’invito è sempre quello di sostenere l’AIL, in particolare la Sezione di Taranto, i cui volontari proseguono il loro operato, instancabilmente. Hanno bisogno del nostro supporto, per continuare ad assistere i pazienti a domicilio e a organizzare le campagne di raccolta fondi, indispensabili per alimentare tutte le attività dell’Associazione, ricerca scientifica in primis. Restituiamo il sorriso a chi soffre. Si può contribuire anche donando il 5X1000. Il Codice Fiscale dell’AIL è il seguente: 80102390582.

Completamento vaccini persone fragili entro due settimane

“La vaccinazione delle persone più fragili dovrebbe essere completata nell’arco delle prossime due settimane”. È quanto dichiarato da Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali e le Autonomie. 

L’AIL e tutte le associazioni che tutelano i diritti delle categorie fragili si augurano che i tempi siano rispettati. Ulteriori ritardi sarebbero imperdonabili. Al momento in Italia le persone che hanno completato il ciclo vaccinale (che hanno cioè ricevuto due dosi del farmaco anti Covid) sono 6.684.349.

Il totale delle somministrazioni raggiunge la cifra di 22.070.581. In Puglia quest’ultimo dato corrisponde a 1.443.216. Tra le categorie che hanno ricevuto il maggior numero di dosi, gli over 80, i soggetti fragili e i caregiver, i sanitari e coloro i quali hanno un età compresa tra i 70 e i 79 anni. Seguono gli insegnanti e le altre categorie. Tuttavia, nonostante i progressi delle ultime settimane, sono ancora tante le persone che attendono di essere vaccinate.

Si tratta di soggetti maggiormente esposti al rischio di contagio da coronavirus, a causa dell’età o perché già in terapia per altre patologie. 

La Sezione dell’AIL di Taranto sta facendo un grande lavoro con i pazienti ematologici che necessitano di assistenza domiciliare. Sono loro che attendono con speranza di essere messi al più presto al sicuro, rispetto al pericolo rappresentato dalla Covid. 

Allo stesso modo, necessita della tutela vaccinale, chiunque abbia appena ricevuto una diagnosi di leucemia o altra patologia e debba intraprendere un percorso di cura, spesso duro. Persone particolarmente vulnerabili, come lo sono anche i pazienti in fase di follow up, cioè soggetti che si sono ammalati in precedenza, e attualmente seguono dei protocolli di cura, oppure hanno da poco terminato le terapie, ed effettuano periodicamente esami di controllo. 

L’AIL assiste i pazienti ematologici, ma l’esigenza di accedere quanto prima al vaccino anti Covid riguarda tutte le persone a rischio, quale che sia la loro patologia o la loro fragilità.

E il discorso, naturalmente, vale anche per i Caregiver, ovvero tutti coloro che si prendono quotidianamente cura di questi pazienti. 

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati più di 33mila nuovi casi di tumore del sangue. Tra i più frequenti, i linfomi, le leucemie e il mieloma multiplo. Il sistema immunitario dei soggetti colpiti è già provato. Per questa ragione, questi pazienti hanno bisogno di essere protetti dal virus.

Uno studio promosso dalla Società italiana di Ematologia e pubblicato su The Lancet (la più grande ricerca al mondo sui malati ematologici affetti da Covid-19) ha messo in evidenza quelle che sono le serie conseguenze della malattia, quando colpisce malati ematologici. 

L’AIL sostiene il progresso della ricerca e assiste costantemente i pazienti ematologici. In questo particolare momento, fornisce loro anche informazioni importanti sul contagio da Sars-CoV-2, ovvero da coronavirus e supporta le loro famiglie, principalmente attraverso l’assistenza domiciliare.

Sosteniamo l’AIL, alimentiamo la ricerca, tuteliamo le persone più fragili, aiutiamo i pazienti a guarire. Mai più sogni spezzati.

Donate anche attraverso il 5X1000. Il Codice Fiscale dell’AIL è il seguente: 80102390582.

Nuove cure chemio free per la leucemia linfatica cronica

Cresce l’impiego delle terapie chemio free per la cura di alcune patologie del sangue. Incoraggianti i risultati ottenuti con l’adozione del venetoclax in combinazione con il rituximab, per il trattamento della leucemia linfatica cronica.

Lo dimostrano i dati dello studio Murano, come riportato dall’agenzia di stampa Adnkronos Salute. 

La terapia, a durata fissa di due anni, si basa sulla combinazione delle due molecole e ha consentito di raccogliere risultati sorprendenti, anche nel lungo termine. Oltre tre anni dopo la sospensione delle cure, questo approccio terapeutico si è dimostrato superiore, sotto diversi aspetti, a quello tradizionalmente adottato. 

Le cure che prevedono l’uso della combinazione di venetoclax e rituximab coprono un arco temporale più breve rispetto alle terapie immunochemioterapiche; migliorano la risposta dei pazienti e la qualità della loro vita.

È quanto afferma Francesca Romana Mauro, professore associato e Dirigente medico presso l’Istituto di Ematologia dell’Università Sapienza di Roma.

L’occasione per fare il punto sulle nuove cure è stata offerta dalla web conference

“Leucemia linfatica cronica: la terapia a durata fissa trasforma gli standard di cura per una migliore qualità di vita del paziente”, promossa da AbbVie (una multinazionale americana, costola di Abbott Laboratories), con la partecipazione dell’AIL.  

In quasi due terzi dei pazienti considerati per lo studio, non sono state riscontrate, alla conclusione del trattamento chemio free, cellule leucemiche residue nel sangue periferico. Inoltre, la terapia con venetoclax e rituximab è biologica e il venetoclax può essere assunto in pillole, quindi senza bisogno, per il paziente, di recarsi in ospedale. 

Ricordiamo che la leucemia linfatica cronica è la più comune in Occidente e un terzo delle nuove diagnosi in Europa riguarda questa malattia a crescita lenta.

In Italia, ogni anno, circa 1200 persone sono colpite da questa forma di leucemia. In genere il paziente viene monitorato costantemente dall’equipe medica cui è affidato, nei primi sei mesi della malattia. Nei successivi 18 invece riesce, con il nuovo approccio, a proseguire le cure a casa.

La terapia prosegue nel tempo, se è il caso, e quando viene sospesa il paziente si sottopone ad una serie di esami di controllo, i quali si ripetono negli anni successivi, fino alla completa guarigione. In molti casi, grazie alle cure, i pazienti vivono a lungo senza recidive. Inoltre, i farmaci oggetto dello studio, già somministrati con successo, possono essere interrotti anche per diversi giorni, in caso di necessità (per esempio per curare un’altra malattia, sopraggiunta in un secondo momento, indipendentemente dalla leucemia). Infine, risultano ridotti anche gli effetti avversi, per via della breve durata del trattamento. 

La Sezione dell’AIL di Taranto assiste, com’è noto, i pazienti a domicilio.

Terapie come quelle di ultima generazione sono più facilmente gestibili, per le persone in cura, in particolar modo se sono supportate dal personale specializzato dell’Associazione. Sostenere l’AIL significa dare linfa alla ricerca e contribuire a raggiungere risultati importanti nell’ambito delle cure. Esattamente come nel caso delle nuove terapie per la leucemia linfatica cronica.

Sostenendo l’AIL, saremo vicini ai pazienti e ai volontari dell’Associazione e contribuiremo a costruire un futuro migliore per tutti.